La professione di Mediatore culturale, già oggi diffusissima in tutta Europa sarà indispensabile a misura che il fenomeno migratorio raggiunga i livelli attentamente stimati dalle proiezioni ottenute dall’analisi degli attuali trend di crescita.
Le competenze di gestione della diversità culturale e di orientamento positivo della relazione interindividuale proprie del mediatore interculturale trovano infatti specifica applicazione dovunque si operi nell’elaborazione di strategie collaborative o di riduzione di potenziali conflitti tra società italiana e comunità di origine straniera, così come tra comunità di origine straniera di diversa composizione culturale. Esse sono, inoltre, richieste nelle relazioni operatori-utenti che avvengono nei servizi pubblici e territoriali. In particolare i Mediatori Interculturali hanno come sbocco professionale od occupazionale la consulenza o l’intervento diretto come operatore di mediazione: – negli uffici e i servizi che si occupano d’immigrazione nel disegno di governance della p.a. nazionale, regionale e locale disposto dal Ministero dell’Interno; – negli uffici territoriali del Ministero dell’Interno che si occupano di permessi di soggiorno per lavoro, protezione internazionale, motivi religiosi, ricongiungimento familiare, soggiorno di lunga durata; – negli uffici e i servizi della p.a. soprattutto locale che si occupano di promozione delle culture delle comunità straniere immigrate e d’integrazione culturale; – negli uffici e i servizi della p.a. regionale e locale che si occupano di scuole, infanzia e tempo libero; – negli asili nido, le scuole materne e dell’obbligo a sostegno degli insegnanti di alunni stranieri immigrati e del rapporto scuola-famiglia; – negli uffici e i servizi della p.a. regionale e locale che erogano interventi di sostegno sociale e di prevenzione e contrasto ai processi di marginalità, di disagio sociale e discriminazione; – negli uffici e i servizi della p.a. regionale e locale che gestiscono i servizi di accesso al mondo del lavoro, della gestione tra domanda e offerta di lavoro territoriale e di promozione e sviluppo dell’imprenditorialità immigrata; – nei Caf cui si rivolgono utenti immigrati; – nei servizi sanitari e sociosanitari delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere; – nelle organizzazioni sindacali e padronali che intervengono sulle condizioni di lavoro territoriali; – nelle imprese sociali del terzo settore che gestiscono i centri d’accoglienza di primo e secondo livello per adulti (Cara, Sprar) e minori immigrati; – nelle imprese sociali del terzo settore che intervengono nelle emergenze degli sbarchi e dell’accoglienza straordinaria (Cas, Cie); – nelle associazioni di volontariato che erogano autonomamente interventi di assistenza agli immigrati in condizione di disagio sociale; – nelle imprese private e pubbliche che svolgono programmi di diversity management; – nelle imprese che occupano personale immigrato di diversa cultura e religione; – nelle organizzazioni datoriali (es. Camere di Commercio, Confcooperative ecc…) che si occupano di imprenditoria; – nelle imprese di consulenza e di servizi all’import-export con l’estero; – nelle ONG nazionali e internazionali che intervengono nell’assistenza marina e terrestre ai migranti; – nelle ONG nazionali e internazionali che svolgono progetti di aiuto allo sviluppo nei paesi del Terzo Mondo. OPPURE
- negli uffici territoriali del Ministero dell’Interno che si occupano di permessi di soggiorno per lavoro, protezione internazionale, motivi religiosi, ricongiungimento familiare, soggiorno di lunga durata;
- nelle associazioni e organizzazioni che svolgono servizi di sostegno per l’ottenimento e il rinnovo di permessi di soggiorno per lavoro, protezione internazionale, motivi religiosi, ricongiungimento familiare, soggiorno di lunga durata;
- negli uffici e servizi che si occupano d’immigrazione nel disegno di governance della p.a. nazionale, regionale e locale disposto dal Ministero dell’Interno, in materia di: – promozione delle culture delle comunità straniere immigrate e d’integrazione culturale; – scuole, infanzia e tempo libero; – interventi di sostegno sociale e di prevenzione e contrasto ai processi di marginalità, di disagio sociale e discriminazione; – servizi di accesso al mondo del lavoro, di gestione tra domanda e offerta di lavoro territoriale e di promozione e sviluppo dell’imprenditorialità immigrata;
- nei Caf cui si rivolgono utenti immigrati;
- negli asili nido, le scuole materne e dell’obbligo a sostegno degli insegnanti di alunni stranieri immigrati e del rapporto scuola-famiglia;
- nei servizi sanitari e sociosanitari delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere;
- nelle organizzazioni sindacali e padronali che intervengono sulle condizioni di lavoro territoriali; h) nelle imprese sociali del terzo settore che – gestiscono i centri d’accoglienza di primo e secondo livello per adulti (Cara, Sprar) e minori immigrati; – intervengono nelle emergenze degli sbarchi e dell’accoglienza straordinaria (Cas, Cie);
- nelle associazioni di volontariato che erogano autonomamente interventi di assistenza agli immigrati in condizione di disagio sociale;
- nelle imprese private e pubbliche che svolgono programmi di diversity management;
- nelle imprese che occupano personale immigrato di diversa cultura e religione;
- nelle organizzazioni datoriali (es. Camere di Commercio, Confcooperative ecc…) che si occupano di imprenditoria;
- nelle imprese di consulenza e di servizi all’import-export con l’estero;
- nelle ONG nazionali e internazionali che – intervengono nell’assistenza marina e terrestre ai migranti; – svolgono progetti di aiuto allo sviluppo nei paesi del Terzo Mondo.